Mercoledì e Sabato: A CORTO D'AFRICA


Da molti anni, il SIENA SHORT FILM FESTIVAL dedica una sezione al Cinema Africano.
Quest'anno il viaggio in Africa del 13° Festival del Cortometraggio di Siena arriva nei paesi del Corno d’Africa, area orientale del continente di cui fanno parte Gibuti, Eritrea, Etiopia e Somalia. Regione solitamente rappresentata dai media attraverso la sua estrema povertà e l’instabilità politica del territorio, è legata all’Italia da un passato coloniale, dalle influenze che esso ha avuto a livello politico, economico e culturale e dalla presenza nel nostro paese di ampie comunità di immigrati. Protagoniste di una intensa vita socioculturale, queste comunità si differenziano per l’abilità nel radicarsi nel paese ospitante e per l’estrema ricchezza espressiva che le caratterizza.
Il programma, curato da Mohamed Challouf e presentato nell’ambito della manifestazione milanese Le Ultime Carovane nel 2007, si compone di tre mediometraggi documentari e un cortometraggio di fiction. Intento del programma è riflettere da un lato sul presente delle relazioni italo-africane e dall’altro sulla realtà contemporanea dei singoli stati del Corno d’Africa.
Al Festival, anche una mostra fotografica di Ela Bialkowska che racconta attraverso le immagini, un viaggio fatto nel novembre del 2006 nel nord dell’Etiopia, partenza da Addis Abeba verso il Lago Tana, il Tigrai, i Monti del Simien, Harar fino a Gibuti.
La mostra, dal titolo "We are all poor here, Sir" si articola negli spazii della Galleria di Palazzo Patrizi per tutta la durata del festival.


RETROSPETTIVA “A CORTO D’AFRICA” CORNO D’AFRICA - 1 SOMALIA - GIBUTI - durata programma 104’
Mercoledì 26 novembre ore 15 Sala Patrizi

Journey Through Hell I martiri del Golfo di Aden
di Daniel Grandclement Chaffy, Francia, 2006 Doc 52’
La lontananza e il distacco sono anche sofferenza, violenze, violazioni di diritti; l’aspetto oscuro e forte dell’emigrazione viene presentato in questo film documentario, che narra le violenze fisiche e psichiche a cui sono sottoposti i profughi che da Somalia ed Etiopia fuggono verso lo Yemen per sottrarsi alla miseria e alla guerra. Ogni anno migliaia di somali ed etiopi tentano con ogni mezzo di raggiungere l’altra parte del golfo di Aden. I rifugiati si servono di un servizio condotto da gente brutale e senza scrupoli che carica almeno 130 passeggeri su canotti di 10 metri circa. Il viaggio dura da 2 a 4 giorni, durante i quali uomini e donne devono restare immobili. Daniel Grandclement Chaffy è riuscito ad imbarcarsi su uno di questi battelli dell’inferno e ha viaggiato con i rifugiati filmando il loro calvario. Il regista è riuscito a raccogliere una testimonianza commovente che denuncia un massacro sconosciuto; i responsabili ONU parlano di 1200 annegati solo nell’anno 2005.

The Djibouto-Ethiopian Train – Stories of a Return
Il treno Gibuti-Etiopia – Storie di un ritorno
di Samson Giorgis e Antoine Cuche, Etiopia–Francia 1999 52’
Dopo diversi anni trascorsi in Francia, Samson Giorgis, un giovane etiope, fa ritorno nel proprio paese. Per attraversare gli 874 chilometri che separano Gibuti da Addis-Abeba, capitale etiope, Samson prende la mitica, vecchia strada ferrata conosciuta come la Gibuti-Etiopia. Durante il suo viaggio, scopriamo la vita sul treno. E’ un luogo non solo di scambio e commercio, dove la maggior parte dei posti a sedere sono occupati dalle “tcharcharis” (trafficanti donne), ma anche pieno di vita, dove i passeggeri passano il tempo giocando. Naturalmente, l’argomento principale di cui i viaggiatori amano parlare è la ferrovia stessa. Ognuno ha qualcosa da raccontare, e ciascuno, a modo suo ne tiene così vivo il mito.


RETROSPETTIVA “A CORTO D’AFRICA” CORNO D’AFRICA - 2 ETIOPIA durata programma 84'
Sabato 29 novembre ore 18 Cinema Nuovo Pendola

Menged
di Daniel Taye Workou 2006 Fiction 35mm 20'
Presenta una piccola storia della tradizione etiope che l’autore ha appreso proprio nella sua famiglia e che, seppur con uno sguardo ironico, mette in luce le contraddizioni culturali e religiose intrinseche dell’esistenza umana.
Adattamento di un racconto tradizionale etiope, il film è una parabola dell’Etiopia di oggi: un paese in transizione tra modernità e tradizione. Sulla lunga strada che li separa dal villaggio al mercato, un padre e un figlio con il loro asino seguono tutti i buoni consigli della gente che incontrano, per poi realizzare che sarebbe stato molto meglio fare di testa loro…

Daniel Taye Workou è nato a Berlino nel 1969 da genitori etiopi. Dopo una laurea in Relazioni Internazionali, lavora per numerose ONG ma poi decide di iscriversi al corso di laurea in cinema della Columbia University di New York. Inizia quindi a curare la regia di documentari musicali e videoclip e poi fonda la BiraBiro Films in Etiopia. Menged, il suo primo corto di finzione, è stato girato interamente nel villaggio etiope in cui era stabilita la sua famiglia. Al momento Daniel sta preparando il suo primo lungometraggio, basato sulle vicende realmente accadute a Bewketu Belate, il giovane protagonista di Menged.

Le retour de l’obelisque Il ritorno dell’obelisco
di Samson Giorgis, 2007 Etiopia–Francia Doc 64’
L’occasione di riflettere sull’esperienza coloniale attraverso il percorso che la famosa stele di Axum compie dall’Etiopia all’Italia nel 1937 e il suo viaggio di ritorno verso il paese di origine nel 2005.
Il documentario parte dal 1937 quando gli invasori italiani del regime fascista mussoliniano decidono di portar via una delle opere più importanti del paese, un obelisco alto 23 metri, vestigia di una civiltà molto antica e di erigerlo a Roma Finisce nel 2005 quando, finalmente dopo quasi 70 anni di esilio forzato,l’obelisco ritorna a casa. Il film racconta soprattutto la storia di una mobilitazione senza precedenti per “il ritorno dell’Obelisco” che ha costretto gli italiani a fare un lavoro di memoria sui crimini commessi durante il regime fascista, e gli etiopi a prendere coscienza sulla necessità di appropriarsi di uno dei pezzi più importanti del loro patrimonio artistico-culturale. Il film raccoglie importanti testimonianze di semplici cittadini italiani ed etiopi e di studiosi quali lo storico Angelo Del Boca.

Samson Giorgis originario di Gondar, Etiopia, un’antica capitale situata a nord del paese, ha studiato ad Addis Abeba, prima di lasciare il suo paese nel 1984 per la Francia. L’Etiopia allora era sotto una dittatura militare che durò fino al 1991. Dopo la laurea in Informazione e Comunicazione conseguita presso l’Università di Grenoble, si trasferisce a Parigi per studiare cinema all’Università di Paris La Sorbonne. Da più di quindici anni si dedica al cinema documentario. Nel 2002 con il documentario “Polyphonies Ethiopiennes, Chants Doko/Chants Harari” vince il Premio Bartok per il miglior film al Bilan Ethnographique, Musée de l’Homme Paris e il premio speciale della giuria al Vienna TV Award.

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